biblioteche, roma, libri, cd, dvd, prestito, consultazione, autori, editori, scuole, lettura, multicutura, multietnica, internet, wifi, biblioteche roma, biblioteche comune di roma

lunedì

5

ottobre

George Best...il quinto Beatles

martedì

22

settembre

lunedì

5

ottobre

George Best...il quinto Beatles

22 settembre - 5 ottobre 2020

Per l'appuntamento con  "Lo scaffale dello sport". "George Best...il quinto Beatles"
Il 14 Settembre del 1963, a Manchester, il mondo del calcio cambiava per sempre. Testimone dell’esordio di una delle leggende di questo sport, nonchè uno dei calciatori più forti della storia. Il quinto Beatle.
È il 14 Settembre del 1963, ad Old Trafford ci sono circa 50.453 persone. Una di più, una di meno. Sono arrivati per ammirare i Red Devils di Matt Busby sfidare il West Bromwich Albion.
Si perché, quel giorno, in formazione c’è una sorpresa: largo a destra, come esterno d’attacco, gioca un ragazzino. Un ragazzino di 17 anni, di Belfast, arrivato da un paio d’anni nell’Academy dello United e che nelle giovanili ha fatto fuoco e fiamme. Gioca col numero 7.
Nato in un quartiere popolare e non certo ricco di Belfast (Irlanda del Nord) il 22 maggio 1946, George si dedica al calcio fin da bambino. Molto esile, gracile, un fuscello in preda ad ogni soffio di vento, ma già dotato di quel talento che lo porterà lontano.
Appena quindicenne, sigla due gol in una partita contro ragazzi di tre anni più grandi e viene notato dagli osservatori del Manchester United, che fiutano l’affare e lo mettono immediatamente sotto contratto.
Un solo giorno e George, intristito dalla nostalgia, prende il primo traghetto utile e torna a Belfast. Qui, narra la leggenda, lo raggiunge Matt Busby in persona; l’allenatore – manager, artefice principale della leggenda dei Red Devils, riesce a convincerlo a tornare all’Old Trafford inserendolo nelle giovanili del prestigioso club inglese.
Quel ragazzino di Belfast non è uno qualunque: Oliver Bishop, osservatore dello United in Irlanda del Nord, quando si accorse del talento del giovane chiamò subito Busby, dicendo di avere trovato l’uomo che gli avrebbe fatto vincere la Coppa Campioni. “Ho trovato un genio”, disse al telefono. Busby non diede molta attenzione a quelle parole, si trattava di un quindicenne. Uno dei tanti talenti che, una volta arrivato tra i grandi, si sarebbe perso tra i contrasti e le giocate di giocatori di altro calibro.
Ma adesso quel ragazzino è titolare, sta giocando la sua prima partita nella First Division, in uno degli stadi più importanti del mondo. E lo fa con una naturalezza quasi irrisoria. Il suo marcatore, il numero 3, impazzisce. Quel Nord Irlandese è imprendibile: finte, strappi in velocità. Gli avversari provano a fermarlo con le cattive, puntando più alle caviglie che alla palla. Palla che viene spostata con tanta maestria da quel giovane numero 7. Ma quel ragazzino, quel “genio” scoperto da Bishop, è davvero troppo forte.
I 50.000 dell’Old Trafford si innamorano, non credono ai loro occhi. Lo stadio viene avvolto da un velo di magia, il classico velo che circonda gli eventi che cambiano la storia.
Quel ragazzino di 17 anni, da Belfast, si chiama George, George Best. The Best.
Di li a poco, George sarebbe diventato il primo calciatore pop-star del calcio mondiale. Dopo una prestazione maiuscola nei quarti della Coppa Campioni 1966, a Lisbona contro il Benfica, i giornali gli diedero un soprannome: El Beatle.
Beatle, come John Lennon e Ringo Star. Si, perché George si stava prendendo il mondo: le sue giocate e i suoi gol erano trasmessi ovunque; i difensori continuavano a cercarlo, invano, anche dopo il fischio finale, perché mentre giocava non era possibile vederlo, per loro; la sua faccia era in tutti gli spot di Inghilterra.
George stava diventando un simbolo, un simbolo della generazione degli anni ’60, quella che rivoluzionò la nostra società.
Per approfondire la figura di George Best, vi lasciamo il link a due risorse che potete trovare su Bibliotu

Fa parte di

La biblioteca consiglia