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Gaetano Scirea

22 - 28 febbraio 2021

Per lo Scaffale dello sport oggi parliamo di Gaetano Scirea che è stato un professionista esemplare, apprezzato da tutti, avversari compresi, e probabilmente uno dei più grandi liberi nella storia del calcio italiano.
𝗨𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗴𝗿𝗮𝗻𝗱𝗶 𝗰𝗮𝗽𝗶𝘁𝗮𝗻𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗝𝘂𝘃𝗲𝗻𝘁𝘂𝘀, per la quale ha giocato per quasi quindici anni vincendo tutto il possibile e riuscendo a non farsi mai espellere pur giocando nel ruolo più delicato della difesa ed in anni cui il calcio era molto più ruvido di quello che vediamo oggi, a dimostrazione della correttezza che lo definì come giocatore.
Nato nel 1953 a Cernusco sul Naviglio, cresciuto in una famiglia di operai, fu notato all’oratorio da un allenatore dell’Atalanta che lo portò con sé nelle giovanili bergamasche, da dove poi arrivò fino alla prima squadra.
Per giocare a calcio lasciò gli studi in contrasto con il parere del padre, ma non se ne dimenticò: nel 1987 si ripresentò a casa a Cernusco con un diploma di scuola superiore ottenuto a 34 anni.
Scirea esordì in Serie A nel 1972, l’anno in cui l’Atalanta retrocesse in Serie B. Non fece in tempo però a riguadagnarsi la categoria che nel 1974 la Juventus lo portò a Torino.
I dirigenti della squadra torinese notarono subito in lui le qualità, la serietà e la maturità che lo avrebbero contraddistinto per tutta la sua carriera sportiva.
𝗔 𝗧𝗼𝗿𝗶𝗻𝗼 𝘃𝗶𝗻𝘀𝗲 𝘀𝘂𝗯𝗶𝘁𝗼 𝘁𝗿𝗲 𝗰𝗮𝗺𝗽𝗶𝗼𝗻𝗮𝘁𝗶 in quattro stagioni, e una Coppa UEFA al secondo anno. Entrò stabilmente nel giro della 𝗡𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 del commissario tecnico Enzo Bearzot, con cui vinse i Mondiali del 1982.
Da uomo serio e riservato si guadagnò il rispetto di tutti rappresentando la Juventus nel giorno più difficile della sua storia. Di Scirea rimarranno infatti anche le parole pronunciate ai microfoni dello stadio Heysel di Bruxelles il 29 maggio del 1985, quando 39 spettatori morirono schiacciati e asfissiati dalla calca provocata dai tifosi inglesi del Liverpool.
Dopo quasi un’ora e mezzo di rinvio per i disordini, prima di iniziare la finale, Scirea parlò al pubblico juventino rimasto sugli spalti dicendo: «La partita verrà giocata per consentire alla polizia di organizzare la protezione durante l’uscita dallo stadio. Non rispondete a provocazioni, restate calmi, giochiamo per voi».
La Juventus vinse quella finale ma i suoi giocatori, scesi in campo ignari della gravità dei fatti, non la considerarono come una loro vittoria.
La generazione di calciatori italiani che vinse il Mondiale in Spagna del 1982 rimase attiva nel calcio anche dopo il ritiro. Scirea restò a Torino e si prese l’impegno di far iniziare un nuovo ciclo vincente, un compito difficile che avrebbe richiesto anni di lavoro.
Nel 1989 per il debutto in Coppa UEFA della Juventus previsto per il 12 settembre, Scirea venne mandato in Polonia a osservare gli avversari del Gornik Zabrze. Il 3 settembre compilò il rapporto sugli avversari, lasciò la città di Zabrze e si diresse in macchina verso 𝗩𝗮𝗿𝘀𝗮𝘃𝗶𝗮, dove avrebbe dovuto prendere il volo per tornare in Italia.
A circa settanta chilometri dalla capitale, l’auto nella quale viaggiavano Scirea, l’autista polacco, un interprete e un dirigente del Gornik Zabrze venne tamponata da un furgone. Di per sé l’impatto non fu così grave, ma bastò a incendiare l’automobile a causa delle quattro taniche di benzina conservate nel bagagliaio. Scirea fu soccorso e portato all’ospedale più vicino, ma i medici non poterono fare altro che constatarne la morte.
La notizia fu comunicata in Italia da Sandro Ciotti alla Domenica Sportiva, popolare trasmissione televisiva, peraltro alla presenza del suo vecchio compagno di squadra, Marco Tardelli, che rimase in studio ma non riuscì più a parlare.
Dal 1990 una delle due curve della Juventus, sia allo stadio delle Alpi che oggi all’Allianz Stadium, è dedicata a lui.
 
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(inserita 22/2/21)