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Fumetti in pillole

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Fumetti in pillole

8 - 14 gennaio 2021

Rubrica di approfondimento

Cari lettori, vi abbiamo già detto che in Biblioteca sono arrivati tanti nuovi libri, per tutte le età e per tutti i gusti? Tra questi ci sono moltissimi fumetti e graphic novel, per lo più novità editoriali, ma anche riedizioni di piccoli gioielli del passato. Dedicheremo quindi le prossime puntate della nostra rubrica ai nuovi acquisti, già pronti a scaffale per il prestito, e declineremo i suggerimenti di questo mese al tema della memoria, dato l’approssimarsi del 27 gennaio.

Quest’oggi vogliamo parlarvi di un fumettista norvegese poco conosciuto in Italia, ma molto apprezzato all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, vera patria del suo successo: si tratta di John Arne Sæterøy, alias Jason. Classe 65, inizia a creare fumetti da giovanissimo, pubblicando le sue storie nella rivista di fumetti alternativa KonK. Un anno dopo aver concluso gli studi all’Accademia d’Arte di Oslo, pubblica Lomma full av regn (Tasca piena di pioggia), per il quale vince il premio norvegese Sproing. In questo suo primo graphic novel, Jason sperimenta uno stile realistico che successivamente abbandonerà. Due anni dopo inizia la serie Mjau Mjau, nella quale sperimenta un nuovo linguaggio visivo, pulito e minimale, e usa come personaggi principali animali antropomorfi, mentre dal 2002 si concentra nella realizzazione di graphic novel. Jason, ormai considerato un punto di riferimento nel panorama del fumetto contemporaneo, ha vinto numerosi premi - tra cui l’Harvey Award per la categoria Best New Talent nel 2002 e l’Eisner Award per la categoria Best U.S. Edition of International Material, per tre anni consecutivi – e le sue opere sono tradotte in quindici lingue.

«Mi piace il silenzio nel fumetto. In genere cerco di evitare i balloon di pensiero; non voglio far capire esplicitamente che i personaggi stanno pensando a qualcosa, il lettore deve rendersene conto da sé oppure cercare di capire cosa i personaggi stanno pensando […] Se c’è una regola per me nel fumetto, questa è il non dire tutto, bensì lasciare un po’ di mistero che il lettore possa svelare».

«Credo che ci sia qualcosa di universale negli animali antropomorfi, qualcosa in cui chiunque può identificarsi, e questo è per esempio parte della magia di Topolino e Paperino».

In queste brevi frasi, tratte da un’intervista rilasciata in occasione del Lucca Comics & Games 2019, troviamo i temi portanti dei suoi fumetti e il libro che vi proponiamo oggi ne è un emblematico esempio. Pubblicato in Italia da 001 Edizioni nel 2019, Ho ucciso Adolf Hitler e altre storie d’amore è una raccolta di tre brevi storie, di cui l’ultima dà anche titolo al volume. Ho ucciso Adolf Hitler risale in realtà al 2006 ed è la storia (edita negli Stati Uniti da Fantagraphics) per la quale Jason ha vinto l’Eisner Award nel 2008. I fumetti di Jason sono entrati nel mercato italiano negli anni 2000, grazie alla casa editrice Black Velvet, con Ehi aspetta… del 2003, Sshhhhh! Del 2004 e Non puoi arrivarci da qui del 2006; 001 Edizioni è il primo editore a tradurlo da allora. Il racconto di Jason si dipana attraverso le ucroniche avventure di animali antropomorfi che cambiano il corso della storia mentre vivono la loro banale routine quotidiana, fatta di vita di coppia, lavoro, brevi dialoghi e gesti ripetitivi. È proprio la crasi tra la “normalità” dei personaggi e l’eccezionalità delle loro storie a generare il nonsenso: il protagonista è un killer di professione, ma la sua giornata lavorativa scorre liscia come quella di un qualunque impiegato; quando riceve l’incarico di viaggiare nel tempo per uccidere nientepopodimeno che Adolf Hitler, ci carichiamo per un attimo di grandi aspettative, ma Jason ci conduce in tutt’altra direzione, lasciandoci con una domanda aperta: «Hitler è scomparso nel 1938. La Seconda Guerra Mondiale non c’è mai stata. il mondo non dovrebbe essere un posto migliore?»

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