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Edoardo Mangiarotti: il Re di spade

28 dicembre 2020 - 4 gennaio 2021

Parlare di Edoardo Mangiarotti significa camminare con un piede nella storia e con un altro nella leggenda. Parlare di questo atleta, soprattutto, non può essere ridotto a una mera questione di numeri. Ci sono le medaglie olimpiche in cinque edizioni a cui ha preso parte, e non è un dettaglio di poco conto. Ma la leggenda del “Re di Spade” è stata ed è molto altro: è l’essenza pura della scherma, della sua epica e soprattutto della sua etica.
La corretta e rigorosa posizione in guardia, innanzitutto. Il rispetto pedissequo di quelle regole di correttezza e onorabilità che hanno fatto di lui un Campione stimato tanto in pedana quanto fuori da essa. Li ha raccolti, quei principi, in quello che forse è uno dei suoi lasciti più importanti, ovvero il “𝐷𝑒𝑐𝑎𝑙𝑜𝑔𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑠𝑐ℎ𝑒𝑟𝑚𝑖𝑑𝑜𝑟𝑒” scritto nel 1966 assieme ad Aldo Cerchiari.
Edoardo venne forgiato alla scherma dagli insegnamenti del padre Giuseppe. Destrimano per natura, venne impostato però come mancino, perché con la mano sinistra tirava Lucien Gaudin, fenomenale fiorettista francese e modello da imitare per papà Giuseppe. Non ci volle molto tempo perché il giovane Mangiarotti diventasse uno dei nomi del firmamento schermistico mondiale.
Nel 1936, appena diciassettenne, prese parte ai Giochi Olimpici di Berlino. Per Mangiarotti sarebbe arrivato l’oro a squadre, e la conquista della prima delle 13 medaglie Olimpiche con cui avrebbe chiuso la carriera.
Finiti i Giochi Olimpici di Berlino, lo sport lasciava pian piano il palcoscenico ai tragici eventi della Seconda Guerra Mondiale. Per tornare a respirare nuovamente l’atmosfera dei Cinque Cerchi toccò aspettare il 1948 a Londra. Edoardo Mangiarotti conquistò il bronzo nella prova individuale di spada, mentre nella gara a squadre vinse l’argento così come in quella di fioretto, con gli azzurri che vennero battuti in finale dall’eterna rivale della Francia, complice anche una direzione dell’incontro tutt’altro che favorevole da parte della giuria, interamente britannica.
A Helsinki 1952 mise a referto quattro medaglie in altrettante gare a cui partecipò. Nella spada individuale vinse l’oro. In Finlandia Mangiarotti conquistò anche il titolo a squadre di spada, mentre nel fioretto ottenne un doppio argento.
La caccia di medaglie del “Re di spade” però non finì qui: a Melbourne, nel 1956, fu scelto come portabandiera dell’Italia, un onore che gli sarebbe toccato anche quattro anni più tardi a Roma. Tornò dall’Australia con al collo il suo quinto oro, ancora nella spada maschile a squadre. La stessa gara la vinse nuovamente a Roma.
Quella casalinga è stata la sua ultima avventura Olimpica come atleta, ma non l’ultima in assoluto. Ne avrebbe seguite in totale dodici, nelle vesti di giornalista, dirigente o delegato del CIO (Comitato Olimpico Internazionale).
Se n’è andato il 25 maggio del 2012.
 
inserita 28/12/2020

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