Una leggenda araba narra dell’esistenza di una pietra magica e paziente, a cui le donne possono raccontare segreti, sofferenze e semplici pensieri, quelli che quotidianamente sono costrette a tacere, in quanto donne e quindi esseri inferiori e indegni di ascolto e di affetto.

Ogni donna, trovata la sua 'syngué sabour', gli affida le sue confessioni, fin quando questa sarà talmente carica di dolore da esplodere, frantumandosi. La donna è finalmente libera da tutto il peso delle sue sofferenze.

Il film racconta la vita di una donna con due bambine, che si prende cura del marito, eroe di guerra, entrato in coma dopo essere stato ferito durante un combattimento.

Sotto i continui bombardamenti e alla continua ricerca di denaro, la giovane decide di affidare le figlie ad una zia, che gestisce una casa di piacere. Lei rimane in casa per accudire il marito ma dovrà presto affrontare l’arrivo dei guerriglieri e sarà costretta all’amore da un giovane soldato. Comincia così a prendere coscienza non solo del proprio corpo ma anche di tutte le emozioni che una donna dovrebbe naturalmente vivere. I pensieri si fanno voce e quel marito inerme, costretto al silenzio, diventa la sua pietra paziente: raccoglierà tutte le parole, le preghiere, le grida ed i canti di quella femminilità scoperta e prima sempre negata.

Il regista Atiq Rahimi insieme allo sceneggiatore Jean-Claude Carrière hanno creato la sceneggiatura di questo film, trasponendo cinematograficamente il libro “Pietra di pazienza”.

 

Il film è disponibile qui

 

il libro Pietra di pazienza è disponibile qui