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Cinema in pillole
Rubrica di approfondimento
Benvenuti nella nuova rubrica dedicata al cinema! I consigli cinematografici non ci bastavano più e allora abbiamo deciso di dare inizio a questa finestra che darà ampio respiro a percorsi tematici lungo il sentiero della settima arte, ma soprattutto si impegnerà a farvi conoscere qualcosa che forse vi era sfuggito.
Nel corso di questa prima puntata vogliamo raccontarvi cosa successe in Danimarca a metà degli anni ‘90, quando un gruppo di registi, stanchi degli artifici del cinema, delle luci studiate a tavolino, della musica che accompagnava le immagini, stanchi del cinema di massa e dello showbiz miliardario, decisero di mettere in atto una vera e propria autarchia, un’autosufficienza formale che avrebbe in qualche modo rivoluzionato il mondo del cinema. I due padri fondatori del movimento furono i registi danesi Lars Von Trier e Thomas Vinterberg, i quali il 13 marzo del 1995 (da qui il nome Dogma 95) redassero a tavolino e firmarono un vero e proprio manifesto di un nuovo e riscoperto cinema-verità, contenente dieci regole che ogni regista aderente al Dogma avrebbe dovuto seguire. Di seguito riportiamo un breve riassunto di ogni regola:
- Le riprese vanno effettuate in luoghi reali, non si può ricorrere all’uso di scenografie e oggetti di scena;
- non si può utilizzare la musica;
- il film non deve svolgersi davanti alla macchina da presa e questa deve essere portata a mano;
- il film dev’essere girato senza luci da set e dev’essere a colori;
- non sono permessi trucchi ottici o filtri;
- il film non deve contenere omicidi, armi e in generale scene a effetto;
- non ci possono essere spostamenti temporali o geografici, l’azione deve svolgersi “qui e ora”;
- non sono accettabili film di genere;
- l'opera finale risulterà in formato 4:3 e non widescreen;
- il nome del regista non deve comparire.
Queste dieci regole furono infine siglate dal cosiddetto “voto di castità”: ogni regista giurò di astenersi dal gusto personale, opponendosi all’individualità nella creazione cinematografica e al concetto di illusione filmica, con lo scopo supremo di far emergere la nuda e cruda realtà. Insomma, per Dogma 95 il cinema non è e non può essere arte individuale. La censura del nome del regista nei titoli di testa è emblematica della netta opposizione al concetto di Autore perpetrata dai “fratelli” del Dogma. L’Autore a cui si oppone il collettivo di registi danesi è lo stesso tanto amato dalla Nouvelle Vague: il famoso movimento cinematografico francese, nato alla fine degli anni ’50, testimoniava in tempo reale l’immediatezza del divenire, dando vita a film sinceri come un diario intimo, diario che rifletteva esattamente il ruolo autoriale dei registi aderenti al movimento. Un altro aspetto da prendere in considerazione è la rivoluzione tecnologica che in quel periodo stava investendo il cinema: le nuove tecnologie digitali abbassavano i costi di produzione, aumentando nel contempo il potere nelle mani del singolo; così, le possibilità di un film individualista crescevano a dismisura. Il voto di castità dei danesi puntava esattamente a ridurre al minimo questo potere di manipolazione, scagliandosi contro un tipo di cinema che tendeva a illudere gli spettatori e contro una drammaturgia ormai scontata e superficiale. Una grande operazione avanguardistica contro la democratizzazione del cinema, contro il mainstream hollywoodiano. Tuttavia, l’impressione generale che il movimento Dogma 95 suscitò nella critica era che l’intento provocatorio superasse quello propositivo. In che misura i registi del Dogma sono riusciti veramente ad essere collettivo annullando le proprie personalità? Il Dogma è stato veramente in grado di dare vita a un influente nuovo modo di fare cinema? Von Trier e Vinterberg profetizzarono di certo l’attuale condizione dell’audiovisivo che, con l’avvento dell’home entertainment, ha declassato il “luogo” cinema a passatempo per il weekend. Tuttavia, se c’è un merito che possiamo indubbiamente attribuire a tutto il movimento è quello di aver convinto la gente ad andare al cinema senza che il regista determini la scelta del film.
Vi consigliamo la visione del film Festen - Festa in famiglia di Thomas Vinterberg, del 1998. Vincitore del premio della giuria al 51º Festival di Cannes e definito “il film più antiborghese degli anni ‘90”, Festen è la prima pellicola aderente al manifesto Dogma 95, uscita in contemporanea con il celebre Idioti di Lars Von Trier.
Per oggi è tutto, vi aspettiamo tra due venerdì per un’altra puntata. Non mancate!
a cura di Virginia