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BILLonline - La famosa invasione degli orsi in Sicilia

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BILLonline - La famosa invasione degli orsi in Sicilia

19 - 31 ottobre 2020

Il Maggio dei Libri

Al n. 66 della Bibliografia BILL classici Biblioteca della Legalità troviamo:

Dino Buzzati, La famosa invasione degli orsi in Sicilia, Mondadori 2018

 

TRAMA

Il libro narra le vicende di un gruppo di orsi che vive sulle montagne siciliane, guidato dal re Leonzio. Durante un inverno molto rigido gli orsi, trovandosi senza cibo, decidono di invadere il Granducato di Sicilia. In questo modo Leonzio spera anche di ritrovare il figlio Tonio, rapito dai cacciatori alcuni anni prima. Dopo varie peripezie ed alterne vicende, gli orsi giungono presso la capitale del Granducato, grazie soprattutto alle geniali trovate di Frangipane, un orso molto astuto. Leonzio e alcuni suoi compagni irrompono nel teatro Excelsior, mentre il Granduca, ignaro di quanto stesse accadendo, assiste allo spettacolo conclusivo della serata. Protagonista del palcoscenico è Tonio, costretto ad esibirsi come equilibrista. Leonzio allora, avendo immediatamente riconosciuto il figlio, si avventa su di lui, ma il Granduca spara e uccide il povero Tonio. Per vendetta i compagni di Leonzio uccidono il Granduca, mentre il professor De Ambrosiis, stregone ed ex astrologo di corte, con un incantesimo riesce a riportare in vita Tonio. Inizia così un nuovo regno in Sicilia, all'insegna della convivenza pacifica tra orsi e uomini. Questo periodo di pace e serenità si interrompe presto, poiché gli orsi iniziano ad assumere gli stessi atteggiamenti degli uomini, come il bere, l'indossare vestiti, il desiderio di potere. In particolare Salnitro, il ciambellano, costruisce una bisca e vi organizza feste sfrenate, in cui coinvolge anche Tonio; ruba al professore stregone una bacchetta magica che quest'ultimo aveva costruito; infine uccide Leonzio mentre combatte un terribile serpente marino che minaccia la città, prima di essere a sua volta ucciso da Gelsomino, l'unico degli orsi che si era accorto dei suoi inganni.

 

PREFAZIONE

Un estratto dell'introduzione dello stesso Buzzati al libro, chiarisce le circostanze che hanno indotto l'autore a scriverlo e la notevole importanza che ebbero le illustrazioni nella stesura:

Ecco la storia dei miei orsi. Tanti anni fa, ogni mercoledì, la famiglia di mia sorella veniva a pranzo in casa nostra, cioè della mamma e di noi tre fratelli. Siccome io mi sono sempre divertito a disegnare, una di quelle sere, le nipotine Pupa e Lalla, che avranno avuto undici-dodici anni, mi hanno chiesto: - Zio Dino, perché non ci fai un bel disegno? -.

Allora ho preso le matite colorate e, chissà perché, mi sono messo a fare una battaglia di orsi e soldati, in un paesaggio di neve. Il disegno, fatto in pochi minuti, era abbastanza rozzo, ma piacque alle mie nipotine. Il mercoledì dopo, naturalmente: - Zio Dino, perché non ci fai un altro disegno? -. E allora ho immaginato che gli orsi della settimana prima avessero vinto la battaglia e fossero entrati nella città di un sultano, o arciduca, o tiranno che fosse. E ho fatto la scena del re degli orsi che entrava nella camera da letto del satrapo, che balzava sbalordito dalle coperte. Dopodiché, ogni settimana era un nuovo disegno. In tutto saranno stati sette otto, fin che le nipotine pensarono ad altro e la storia rimase lì. Passarono gli anni e proprio nell'ultimo anno di guerra, Emilio Radius, che  dirigeva allora il «Corriere dei Piccoli», mi disse: - Perché non mi scrivi una storia per bambini coi disegni relativi? Dovresti saperci fare, io penso -. La proposta mi piacque, ma scrivere per bambini è molto più difficile che scrivere per i grandi, i quali più o meno si sa come la pensano.”

 

BRANI SIGNIFICATIVI

I seguenti brani sono tratti da La famosa invasione degli orsi in Sicilia, Mondadori, 1992.

Nel primo brano, tratto dalla parte iniziale, vengono introdotti alcuni personaggi che in realtà non compariranno poi nella vicenda. Si tratta di una trovata con cui l'autore rende ancora più naturale e vicina ai bambini la sua narrazione:

Lupo Mannaro. Terzo mostro. Può darsi che nella storia non compaia, anzi non dovrebbe comparire mai, se siamo bene informati. Ma non si sa mai. Potrebbe capitar dentro da un momento all'altro. E allora che figura ci faremmo senza averlo annunciato? […] Il Vecchio della Montagna. Genio potentissimo delle rocce e dei ghiacciai; di temperamento facile all'ira. Nessuno di noi l'ha mai visto e nessuno sa con esattezza dove sia, eppure possiamo star sicuri che esiste. Perciò è sempre meglio tenerselo buono. […] Un Gufo. Se ne udrà la voce, per un momento, nel capitolo secondo. Nascosto nel folto della foresta, non lo potremo vedere, tanto più che sarà già sceso il crepuscolo. Il ritratto qui stampato è perciò del tutto immaginario. Il gufo farà solo una delle sue malinconiche cantatine, come abbiamo detto. Poi basta.”

Dal seguente estratto si evince la sofferenza di Leonzio, a causa della trasformazione subita dagli orsi dopo la creazione del regno con gli uomini:

A Leonzio dispiace vedere gli orsi cambiare a vista d'occhio. Una volta modesti, semplici, pazienti, bonaccioni; ora superbi, ambiziosi, pieni di invidie e di capricci. Non per niente sono vissuti tredici anni in mezzo agli uomini. Litigavano per la minima sciocchezza, dicevano parolacce, si alzavano tardi alla mattina, fumavano sigaro e pipa, mettevano su pancia, diventavano di giornom in giorno sempre più brutti.”

Nel brano seguente il protagonista si spinge oltre, consigliando ai suoi consimili di abbandonare la città:

- Tornate alle montagne-, disse lentamente Leonzio. - Lasciate questa città dove avete trovato la ricchezza, ma non la pace dell'animo. Toglietevi di dosso quei ridicoli vestiti. Buttate via l'oro. Gettate i cannoni, i fucili e tutte le altre diavolerie che gli uomini vi hanno insegnato. Tornate quelli che eravate prima. Come si viveva felici in quelle erme spelonche aperte ai venti, altro che in questi malinconici palazzi pieni di scarafaggi e di polvere! I funghi delle foreste e il miele selvatico vi parranno ancora il cibo più squisito. Oh, bevete ancora l'acqua pura delle sorgenti, non il vino che rovina la salute. Sarà triste staccarvi da tante belle cose, lo so, ma dopo vi sentirete più contenti, e diventerete anche più belli. Siamo ingrassati, amici miei, ecco la verità, abbiamo messo su pancia -. - Oh, perdonaci, buon re- dissero tutti – Vedrai che ti ubbidiremo-.”

Nel brano seguente l'autore tratteggia un ultimo scorcio di paesaggio, che accompagna la morte di Leonzio e precede la partenza degli orsi:

Re Leonzio si alzò allora sui guanciali per respirare l'aria profumata della sera. Stava calando la notte. E dalle finestre spalancate si vedeva la città che risplendeva meravigliosamente agli ultimi raggi del sole, i giardini fioriti e, in fondo, una striscia di mare celeste che pareva un sogno. Si fece un grande silenzio, e d'improvviso gli uccellini si misero a cantare. Entravano dalla finestra tenendo ciascuno in bocca un piccolo fiore e svolazzando gentilmente lo lasciavano cadere sul letto dell'orso morente. […] Chiuse gli occhi. Gli parve che delle amabili ombre, gli spiriti degli antichi orsi, degli antenati, del padre, dei compagni caduti in battaglia, si avvicinassero a lui per accompagnarlo al lontano paradiso degli orsi, dove è l'eterna primavera. E terminò la vita con un sorriso. E il giorno dopo gli orsi partirono.”

 

RECENSIONI

Recensione da SoloLibri a cura di Roberto Baldini

Recensione da Leggendo leggendo proposte per leggere a scuola

 

 TRASPOSIZIONI CINEMATOGRAFICHE E TEATRALI

 La famosa invasione degli orsi in Sicilia, adattamento teatrale, (1965), ad opera della compagnia teatrale e marionettistica Teatro Colla;

La famosa invasione degli orsi in Sicilia, film, (2019), regia di L. Mattotti, interpretato da Toni Servillo, Antonio Albanese.

 

 

APPROFONDIMENTI E CURIOSITÀ 

Il film ispirato al libro di Dino Buzzati e realizzato nel 2019 è stato presentato al Festival del Cinema di Cannes ed accolto con molto favore dalla critica. In particolare viene sottolineata, anche nelle recensioni che seguono, la sostanziale aderenza delle sceneggiature del film alle illustrazioni del libro:

Francesco Ruzzier:

La prima cosa che salta all'occhio è il titolo, già del romanzo scritto nel 1945 da Dino Buzzati da cui è tratto l’esordio al cinema dell’illustratore Lorenzo Mattotti: La famosa invasione degli orsi in Sicilia. Quell’aggettivo, «famosa», che dà la leggenda per assodata e già parte dell’immaginario collettivo. Eppure nemmeno il cantastorie Gedeone e sua figlia Almerina, protagonisti della cornice narrativa del film, conoscono la storia nella sua interezza. Presto si capisce, però, come l’invasione degli orsi in Sicilia possa diventare – o tornare a essere – famosa nel momento in cui non ci si dimenticherà di quel che è successo, solo impegnandosi a raccontare quegli eventi perché non vengano perduti col tempo. La famosa invasione degli orsi in Sicilia è quindi, prima di tutto, un film sul piacere di narrare le storie, sul recupero della tradizione orale, delle leggende popolari; sull’importanza di saper ascoltare i punti di vista altrui. Il film racconta del Grande Re degli orsi Leonzio che, nel tentativo di ritrovare il figlio da tempo perduto, decide di condurre il proprio popolo dalle montagne fino alla pianura, dove vivono gli uomini. Grazie al suo esercito e all'aiuto di un mago, riuscirà a sconfiggere il malvagio Granduca e a trovare finalmente il figlio Tonio, rendendosi però conto che gli orsi non sono fatti per vivere nella terra degli uomini. Una storia che mette al proprio centro il confronto tra due mondi, la poesia della scoperta e le conseguenze nefaste del potere; una fiaba dai toni semplici, raccontata sottovoce, con una delicatezza e un ritmo con i quali è molto semplice entrare in sintonia. Ma il vero punto di forza del film è senza ombra di dubbio il suo comparto visivo: Mattotti adatta al proprio stile le illustrazioni del libro a opera dello stesso Buzzati ottenendo un risultato straordinario. Dalla caratterizzazione dei personaggi agli scenari mozzafiato, a ogni cambio di quadro la meraviglia accompagna lo spettatore in un universo magico e accogliente, dai colori sgargianti e il gusto un po’ retrò, in cui è possibile perdersi senza esitazione. La cura con cui Mattotti fa aderire ogni dettaglio visivo al racconto sottolinea ancora una volta l’importanza e il piacere del racconto, ricordandoci quanto è piacevole restare ad ascoltare una favola.”

Federico Gironi:

“[...] La storia ddl film ricalca in maniera molto fedele quella scritta da Dino Buzzati nel romanzo illustrato su cui è basato. L'unica vera invenzione di Mattotti, cheè stato anche sceneggiatore asssieme a Jean-Luc Fromental e Thomas Bidegain, è quella di una cornice nella quale un cantastorie di nome Gedeone e sua figlia Almerina, lungo la via per la loro prossima tappa, si rifugiano in una caverna dove faranno l'incontro con un vecchio orso. A lui inizieranno a raccontare la storia di Buzzati, e lui rivelerà loro il vero finale dell'invasione degli orsi in Sicilia. Pura fiaba che abbraccia il naïf senza paure né voglia di intellettualizzare, con sottotesti che solo in apparenza possono risultare vagamente stonati dal punto din vista politico per il mondo chiuso e sempre più settario in cui viviamo, La famosa invasione degli orsi in Sicilia è anche prima di tutto un film da godere con gli occhi. Con a disposizione lo spazio esteso del grande schermo, Mattotti dà libero sfogo al suo talento, alla sua inclinazione per l'espressionismo, creando personaggi e scenari memorabili, tanto personali quanto sottilmente legati alle illustrazioni originali di Buzzati. L'essenzialità del tratto e il gioco di colori e ombre fanno risaltare ancora di più la bellezza del tutto, giungendo a una dimensione estetica essenziale e pura che in qualche modo fa da cartina di tornasole a tanti e troppi barocchismi non sempre utili di certo cinema (non solo d'animazione) di oggi. Riportando tutto indietro a una dimensione più elementare ma non per questo più sciocca o più semplice, ma dove ogni tratto, ogni parola, ogni snodo della narrazione contano e mirano nel profondo dello spettatore. Meglio se bambino, target primario ma non unico del film.”

 

 

Il libro fu pubblicato per la prima volta nel 1945 a puntate, sul Corriere dei piccoli, poi, nello stesso anno, fu edito come romanzo da Rizzoli. Di seguito le immagini di copertina:

 

           

 

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