E’ un film racconta del destino di persone diverse in Paesi diversi. Le storie, apparentemente lontane, si intrecciano irrimediabilmente, legate da coincidenze inevitabili.

Due ragazzini in Marocco giocano con un fucile. Parte un colpo e dalla collina il proiettile colpisce una donna americana su un pullman. La donna è in vacanza in Marocco con il marito, soli. Soli per poter superare il dolore della perdita del loro terzo figlio. Gli altri due sono rimasti in America, a San Diego, con la tata messicana, che deve partire per partecipare alle nozze del figlio. Porterà con sé i bambini e si perderanno nel deserto del Messico. Intanto a Tokyo una ragazza sordomuta cerca l’amore in ogni uomo che incontra, conseguenza del trauma subito dal suicidio della madre. La città giapponese è caotica ed alienante e la giovane si sente sola ed emarginata e scoprirà che il padre è il mercante d’armi da cui proviene il fucile usato dai ragazzi marocchini e ferito la donna americana. Una “Babele”, insomma, come la intendiamo per estensione in senso figurato: una gran confusione, un turbinio di circostanze. Non c’è cronologia, le azioni sono simultanee seppur lontanissime nella loro divisione geografica. Il montaggio del film vuole proprio significare l’incapacità di comprendersi, la distanza tra culture diverse, l’incertezza della vita.

Il regista viene premiato con la Palma d’Oro a Cannes nel 2006.

𝑇𝑢𝑡𝑡𝑎 𝑙𝑎 𝑡𝑒𝑟𝑟𝑎 𝑎𝑣𝑒𝑣𝑎 𝑢𝑛𝑎 𝑠𝑜𝑙𝑎 𝑙𝑖𝑛𝑔𝑢𝑎 𝑒 𝑙𝑒 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑒 𝑝𝑎𝑟𝑜𝑙𝑒. 𝐸𝑚𝑖𝑔𝑟𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑑𝑎𝑙𝑙'𝑜𝑟𝑖𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑔𝑙𝑖 𝑢𝑜𝑚𝑖𝑛𝑖 𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑟𝑜𝑛𝑜 𝑖𝑛 𝑢𝑛𝑎 𝑝𝑖𝑎𝑛𝑢𝑟𝑎 𝑛𝑒𝑙 𝑝𝑎𝑒𝑠𝑒 𝑑𝑖 𝑆𝑒𝑛𝑛𝑎𝑎𝑟 𝑒 𝑣𝑖 𝑠𝑖 𝑠𝑡𝑎𝑏𝑖𝑙𝑖𝑟𝑜𝑛𝑜. 𝑆𝑖 𝑑𝑖𝑠𝑠𝑒𝑟𝑜 𝑙'𝑢𝑛 𝑙'𝑎𝑙𝑡𝑟𝑜: «𝑉𝑒𝑛𝑖𝑡𝑒, 𝑓𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎𝑚𝑜𝑐𝑖 𝑚𝑎𝑡𝑡𝑜𝑛𝑖 𝑒 𝑐𝑢𝑜𝑐𝑖𝑎𝑚𝑜𝑙𝑖 𝑎𝑙 𝑓𝑢𝑜𝑐𝑜». 𝐼𝑙 𝑚𝑎𝑡𝑡𝑜𝑛𝑒 𝑠𝑒𝑟𝑣𝑖̀ 𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑑𝑎 𝑝𝑖𝑒𝑡𝑟𝑎 𝑒 𝑖𝑙 𝑏𝑖𝑡𝑢𝑚𝑒 𝑑𝑎 𝑐𝑒𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜. 𝑃𝑜𝑖 𝑑𝑖𝑠𝑠𝑒𝑟𝑜: «𝑉𝑒𝑛𝑖𝑡𝑒, 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑟𝑢𝑖𝑎𝑚𝑜𝑐𝑖 𝑢𝑛𝑎 𝑐𝑖𝑡𝑡𝑎̀ 𝑒 𝑢𝑛𝑎 𝑡𝑜𝑟𝑟𝑒, 𝑙𝑎 𝑐𝑢𝑖 𝑐𝑖𝑚𝑎 𝑡𝑜𝑐𝑐ℎ𝑖 𝑖𝑙 𝑐𝑖𝑒𝑙𝑜 𝑒 𝑓𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎𝑚𝑜𝑐𝑖 𝑢𝑛 𝑛𝑜𝑚𝑒, 𝑝𝑒𝑟 𝑛𝑜𝑛 𝑑𝑖𝑠𝑝𝑒𝑟𝑑𝑒𝑟𝑐𝑖 𝑠𝑢 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑎 𝑙𝑎 𝑡𝑒𝑟𝑟𝑎». 𝑀𝑎 𝑖𝑙 𝑆𝑖𝑔𝑛𝑜𝑟𝑒 𝑠𝑐𝑒𝑠𝑒 𝑎 𝑣𝑒𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑙𝑎 𝑐𝑖𝑡𝑡𝑎̀ 𝑒 𝑙𝑎 𝑡𝑜𝑟𝑟𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑔𝑙𝑖 𝑢𝑜𝑚𝑖𝑛𝑖 𝑠𝑡𝑎𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑟𝑢𝑒𝑛𝑑𝑜. 𝐼𝑙 𝑆𝑖𝑔𝑛𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑖𝑠𝑠𝑒: «𝐸𝑐𝑐𝑜, 𝑒𝑠𝑠𝑖 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑢𝑛 𝑠𝑜𝑙𝑜 𝑝𝑜𝑝𝑜𝑙𝑜 𝑒 ℎ𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑢𝑛𝑎 𝑙𝑖𝑛𝑔𝑢𝑎 𝑠𝑜𝑙𝑎; 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑒̀ 𝑙'𝑖𝑛𝑖𝑧𝑖𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑜𝑝𝑒𝑟𝑎 𝑒 𝑜𝑟𝑎 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑎𝑣𝑟𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑖𝑛 𝑝𝑟𝑜𝑔𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑓𝑎𝑟𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑎𝑟𝑎̀ 𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑖𝑚𝑝𝑜𝑠𝑠𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒. 𝑆𝑐𝑒𝑛𝑑𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑑𝑢𝑛𝑞𝑢𝑒 𝑒 𝑐𝑜𝑛𝑓𝑜𝑛𝑑𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑙𝑎 𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑙𝑖𝑛𝑔𝑢𝑎, 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑛𝑜𝑛 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑟𝑒𝑛𝑑𝑎𝑛𝑜 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑙'𝑢𝑛𝑜 𝑙𝑎 𝑙𝑖𝑛𝑔𝑢𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙'𝑎𝑙𝑡𝑟𝑜». 𝐼𝑙 𝑆𝑖𝑔𝑛𝑜𝑟𝑒 𝑙𝑖 𝑑𝑖𝑠𝑝𝑒𝑟𝑠𝑒 𝑑𝑖 𝑙𝑎̀ 𝑠𝑢 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑎 𝑙𝑎 𝑡𝑒𝑟𝑟𝑎 𝑒𝑑 𝑒𝑠𝑠𝑖 𝑐𝑒𝑠𝑠𝑎𝑟𝑜𝑛𝑜 𝑑𝑖 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑟𝑢𝑖𝑟𝑒 𝑙𝑎 𝑐𝑖𝑡𝑡𝑎̀. 𝑃𝑒𝑟 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑙𝑎 𝑠𝑖 𝑐ℎ𝑖𝑎𝑚𝑜̀ 𝐵𝑎𝑏𝑒𝑙𝑒, 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑙𝑎̀ 𝑖𝑙 𝑆𝑖𝑔𝑛𝑜𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑛𝑓𝑢𝑠𝑒 𝑙𝑎 𝑙𝑖𝑛𝑔𝑢𝑎 𝑑𝑖 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑎 𝑙𝑎 𝑡𝑒𝑟𝑟𝑎 𝑒 𝑑𝑖 𝑙𝑎̀ 𝑖𝑙 𝑆𝑖𝑔𝑛𝑜𝑟𝑒 𝑙𝑖 𝑑𝑖𝑠𝑝𝑒𝑟𝑠𝑒 𝑠𝑢 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑎 𝑙𝑎 𝑡𝑒𝑟𝑟𝑎.

𝐆𝐞𝐧𝐞𝐬𝐢 𝟏𝟏, 𝟏-𝟗.

 

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