Le 5 donne del v. hanno tutte un desiderio rivoluzionario: indagare la realtà con il proprio sguardo femminile abituato a cogliere aspetti della vita ignoti, intimi o trascurati e con l'arte dell'indiscrezione, esatto contrario dell'indifferenza.
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Cinque grandi fotografe, diverse per carattere e destino, ma animate dalla voglia di cambiare l'immagine del mondo, scovando bellezza e dolore là dove non erano mai stati visti, che sia amore, politica, sesso, povertà, guerra o si tratti del corpo, soprattutto femminile. Tina Modotti, Dorothea Lange, Lee Miller, Diane Arbus e Francesca Woodman hanno poco in comune, per origine e storia personale, ma condividono la stessa voglia di raccontare con l'obiettivo fotografico la realtà a misura della loro esperienza di donne e di ciò che hanno conosciuto, scoperto e amato. Le loro esistenze sono avventurose, spesso difficili: Tina Modotti, operaia in fabbrica a Udine a soli 13 anni, vive accese passioni politiche e sentimentali nel Messico degli anni Venti, spalancando i suoi occhi sulla bellezza dei diseredati; Dorothea Lange, in fuga dalla sua famiglia di emigranti, ritrae nel coraggio degli americani rovinati dalla Grande Depressione la propria lotta contro la vergogna della malformazione con cui convive dall'infanzia; l'inquieta Lee Miller, che qualcuno considera la donna più bella del mondo, è pronta a svestirsi degli abiti da modella per denunciare il volto spettrale della guerra; Diane Arbus abbandona gli agi della mondanità newyorkese per puntare il suo obiettivo su ciò che non corrisponde al canone della normalità e raccontare l'imperfezione umana; Francesca Woodman nella sua breve esistenza esplora la figura del corpo femminile, indagandone in crudi ed emotivi autoritratti il lato più misterioso, fragile e potente insieme. L'A. insegue lungo l'arco del Novecento la vita e l'opera di queste 5 donne straordinarie, animate da un'inarrestabile aspirazione alla libertà. L'incontro di talento e libertà è la cifra segreta grazie alla quale hanno saputo farsi strada in un mondo ancora fortemente maschile, protagoniste di un nuovo sguardo sul secolo che hanno attraversato.